Nell'oceano di Internet sono centinaia i siti che si occupano dell'affaire Moro, come è stato definito da Sciascia. Il mio blog si presenta come un progetto diverso e più ambizioso: contribuire a ricordare la figura di Aldo Moro in tutti i suoi aspetti, così come avrebbe desiderato fare il mio amico Franco Tritto (a cui il sito è certamente dedicato). Moro è stato un grande statista nella vita politica di questo paese, un grande professore universitario amatissimo dai suoi studenti, un grande uomo nella vita quotidiana e familiare. Di tutti questi aspetti cercheremo di dare conto. Senza naturalmente dimenticare la sua tragica fine che ha rappresentato uno spartiacque nella nostra storia segnando un'epoca e facendo "le fondamenta della vita tremare sotto i nostri piedi".
Ecco perchè quel trauma ci perseguita e ci perseguiterà per tutti i nostri giorni.

giovedì 18 giugno 2009

Patria 1978-2008: il nuovo libro di Enrico Deaglio

La P2 è ancora viva e vegeta, Berlusconi è riuscito a sdoganare fascismo e Cosa nostra e il senatore a vita Francesco Cossiga si diverte a fare il finto pazzo. Queste sono alcune considerazioni di Enrico Deaglio, medico, giornalista ma soprattutto anima critica della sinistra italiana. Ora il direttore del settimanale Diario si confronta con trent'anni di storia nazionale nel suo nuovo libro Patria 1978-2008 (Edizioni Il Saggiatore). L'autore non risparmia inchiostro e in oltre novecento pagine racconta tanti avvenimenti politici legandoli però al clima culturale e musicale degli anni trattati. Il viaggio nella tragica storia tricolore si apre con il rapimento e l'omicidio da parte delle Brigate Rosse del leader democristiano Aldo Moro.
Partiamo dal delitto Moro. Abbiamo passato gli ultimi trent’anni ad attendere clamorose rivelazioni che poi non sono mai arrivate. Le chiedo un giudizio storico e uno politico sulla morte del leader Dc
“Il delitto Moro è l’avvenimento più inaudito e unico nell’Europa del dopoguerra per il calibro del personaggio politico, per i tempi lunghi del rapimento e infine per l’omicidio. E’ un po’ il filo conduttore del libro per il cambiamento che questo evento ha portato nelle istituzioni italiane con il fallimento del piano che voleva il Pci al governo. C’è stata una prima fase in cui si è lavorato per comprendere se vi fossero lacune nelle indagini di polizia e in quelle giudiziarie e poi le commissioni Moro e Stragi che sono durate per vent’anni. Nella seconda parte si è analizzato il complotto internazionale con le pressioni dell’Urss e del Kgb con tutto ciò che ha prodotto”.
E dal punto di vista politico?
”In quel momento il potere politico chiama in causa la grande criminalità organizzata che così ha l’opportunità di realizzare il suo progetto su ampia scala. Questo nuovo connubio è subito evidente con il rapimento Cirillo, il timore delle rivelazioni contenute nelle carte di Moro e l’omicidio del generale Dalla Chiesa. Quindi il rapimento Moro nasce in un quadro di geopolitica internazionale, ma il risultato è che le istituzioni italiane diventano corrotte, corruttibili e in simbiosi perfetta con Cosa nostra”.
Passiamo all’annus horribilis: il 1980 con la strage di Ustica e quella di Bologna. Anche qui è difficile capire la verità e poi Andreotti e Cossiga, grandi protagonisti della gestione del potere in quegli anni, sono senatori a vita…
“Non sappiamo niente perché non è mai esistita una storia ufficiale di quegli anni e di quei tragici avvenimenti. Cossiga che si finge pazzo è il simbolo di una mancanza di memoria voluta. Anche in questo caso non si trovano tanti paralleli nel mondo civilizzato. Solo familiari delle vittime, giornalisti e magistrati sono interessati a fare chiarezza”.
Chi era Bettino Craxi?
“Un uomo che è stato trascinato da una corrente che non ha controllato e poi travolto dalla corruzione ormai imperante nel suo partito. Non è stato il principale agente della politica italiana di quegli anni, basta considerare che il Psi si fermava al 10 per cento, ma ha svolto il ruolo di outsider”.
Come si è evoluto il rapporto tra politica e Cosa nostra in questi trent’anni?
“Negli anni Settanta la mafia ha avuto un’enorme espansione economico-finanziaria con fiumi di denaro liquido che ha deciso di investire in Italia e soprattutto al Nord. Qui iniziano i rapporti tra Berlusconi e Dell’Utri per esempio. Con la crisi dei partiti tradizionali, Cosa nostra cerca di riproporre il modello della Lega nel Meridione con gli omicidi di Falcone e Borsellino e le campagne terroristiche del ’93. Poi arriva Forza Italia, viene smantellata l’ala militare della mafia ma restano in piedi gli altri rapporti. Berlusconi ha sdoganato il Fascismo e Cosa Nostra”.
Lo sdoganamento del Msi passa attraverso la figura di Gianfranco Fini. Qual è il suo giudizio sull’attuale presidente della Camera?
“Fini ha avuto una trasformazione politica che si vede soprattutto a livello internazionale. Resta però un politico autoritario. Alleanza nazionale è morta politicamente con l’ingresso nel Pdl, i suoi vertici sono diventati berlusconiani. Lui crede in una destra pulita ed europea, ma la base elettorale non è in linea con le sue scelte”.
Passiamo all’opposizione. Berlusconi vince perché la sinistra italiana attualmente non sembra avere un politico in grado di contrapporsi al Cavaliere…
“Prodi ha vinto per due volte contro Berlusconi creando delle alleanze molto vaste prima di essere assassinato politicamente dal suo interno. Il problema del centrosinistra è l’ignavia. Ci sono stati sociali affamati di vincere, ma anche una elite formata da una classe dirigente appagata senza particolari problemi economici. C’è il timore di scatenare l’avversario ed essere eliminati da lui”.
Una palude politica insomma. E' deluso dal risultato di Sinistra e libertà alle elezioni europee?
“Sì perché ho sostenuto questo partito, ma visto il quadro politico me l’aspettavo”.
Ultima domanda: che fine hanno fatto il "grande burattinaio" e la P2?
"Sono sempre al loro posto. E' stato lo stesso Licio Gelli a dire che il progetto della P2 si stava realizzando con Silvio Berlusconi e che la sua loggia massonica aveva avuto un solo pentito: Maurizio Costanzo. Tina Anselmi sostiene che è stata scoperta una piramide, ma sotto ne esiste un'altra identica ancora segreta. Io penso invece che la massoneria in Italia ha radici profonde".

Fonte
http://spettacoli.tiscali.it/articoli/libri/09/06/patria_intervista_enrico_deaglio_741.html.

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